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ASSOCIAZIONE MUSICALE ARTEVIVA

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Auditorium La Filanda -Giovedi 9 ottobre 2008 - Ore 21,00

 

 

Wolfgang Amadeus Mozart

Ein musikalischer Spaß

Scherzo musicle in Fa maggiore K 522

 

 

Sergej Prokofiev

Pierino e il Lupo

Favola musicale per voce recitante e orchestra, op. 67

 

 

 

Orchestra da Camera Arteviva

 

Narratore: Henry ZAFFA

 

Direttore: Matteo BAXIU

 

 


 

Wolfgang Amadeus Mozart

Ein musikalischer Spaß

Scherzo Musicale in Fa maggiore K 522

 

Allegro

Menuetto: Maestoso-Trio

Adagio cantabile

Presto

 

 

Nel 1787 Mozart ormai disilluso delle opportunitá di gloria che poteva dargli la cittá di Vienna, pensa seriamente di trasferirsi in Inghilterra. Le fonti di guadagno nella capitale dell’impero gli derivano soprattutto dalle accademie e dalle lezioni, tutto è molto lontano dall’entusiasmo e dai sogni che lo accompagnarono al suo arrivo “la assicuro che questo è un luogo magnifico, per il mio mestiere il migliore del mondo“ ( lettera al padre 4 aprile 1781).

 

Eine musikalischer spass (14 giugno 1787) ha una lunga serie di antenati: la caricatura di colleghi incapaci era un’ abitudine molto diffusa e il divertimento era la forma musicale adatta allo scopo. I titoli “musicanti del villaggio“ o “sinfonia contadina“ dati alla composizione dopo la morte di Mozart non rendono sufficiente merito alle sue intenzioni.

 

Se superficialmente si puó pensare che la parodia fosse rivolta alle incapacitá tecniche di molti strumentisti sottolineate dagli accordi agghiaccianti dei corni o dalle note stonate del violino, l’ ambizione e la raffinatezza con cui Mozart concepisce questa composizione sono enormemente piú alte.

 

Il vero bersaglio é la figura del compositore mediocre: ambizioso quanto incapace, stupido, sprovvisto di creatività ma convintissimo del proprio straordinario talento.

 

Eine musikalischer Spass è una composizione semplicemente geniale! un vero capolavoro in cui Mozart usa tutto il suo sublime talento per fingerne la mancanza: temi interrotti per l’incapacitá di proseguire, modulazioni cosí improbabili da portare a tonalità dalle quali è impossibile tornare indietro se non con l’introduzione di stupide cadenze all’unisono o con fanfare improvvise, presenza di ignobili larve di fughe e contrappunti (addirittura !) attraverso i quali l’ipotetico compositore vuole dimostrare di aver studiato “con sofferta dedizione“ il suo manuale.

 

Un vero spasso !

 

 


 

Sergej Prokofiev

Pierino e il lupo

Favola musicale per voce recitante e orchestra, op. 67

 

Presentazione dei personaggi

Una mattina di buon'ora...

Sul ramo di un grande albero...

Accanto a Pierino un'anitra...

D'un tratto, qualcosa...

Usci il nonno

Pierino si era appena allontanato..

Intanto Pierino guardava...

Proprio in quel momento..

 

 

Pierino e il Lupo, per voce recitante e orchestra, op. 67, è una fiaba musicale per bambini che Prokofiev compose su proprio testo nel 1936, quasi a voler evadere, con un geniale gioco, dalle violente problematiche che imperversavano allora in Unione Sovietica sul ruolo e le funzioni della musica.

 

Essa ha lo scopo non solo di divertire, ma anche di esercitare i ragazzi a riconoscere, attraverso il racconto, i vari strumenti dell’orchestra; infatti ciascun personaggio è rappresentato da un differente strumento e ha un suo tema conduttore.

 

Il racconto musicale si snoda sull’esile fiaba di Pierino che, con l’aiuto dell’uccellino, riesce a catturare il lupo: nella marcia trionfale della fine tutti i temi e gli strumenti si ripresentano insieme, in una sorte di gioiosa apoteosi. Questo è anche, dal punto di vista compositivo, il momento in cui le relazioni ritmiche e armoniche, e non solo tematiche, mettono a nudo la salda rete in cui sono intrecciate.

 

La prima rappresentazione è avvenuta a New York nel 1940 in forma di balletto; infatti, pur essendo nata come balletto, questa partitura ha avuto diverse trasposizioni coreografiche. In Italia la prima rappresentazione risale al 1950 al Teatro della Scala.

 

Quindi la favola di “Pierino e il lupo” fu concepita con un fine didascalico: un’avvertenza dell’autore, in testa alla partitura, suggerisce:

 

“ogni personaggio del racconto è rappresentato da un diverso strumento: l’uccellino dal flauto, l’anitra dall’oboe, il gatto dal clarinetto, il nonno dal fagotto, il lupo dai tre corni, Pierino dal quartetto d’archi e gli spari del fucile dai timpani e dalla grancassa. Prima dell’esecuzione orchestrale è consigliabile mostrare ai bambini gli strumenti e suonare i singoli motivi: così i bambini durante l’esecuzione, impareranno ad individuare il tipico timbro degli strumenti”.

 

L’unica parte non attribuita con decisone inappellabile era quella del narratore. La parte più libera, la meno prevedibile: quella che, affidata alla libera creatività, all’imprevedibilità dell’estro del singolo esecutore rischiava di trasformare, secondo il suo carattere e il suo stile, lo stile, il carattere e la finalità dell’operina.

 

La fiaba fu composta per il pubblico del Teatro per Bambini di Mosca con il proposito di “introdurre i più piccini alla musica classica”, ma si è lasciata alle spalle la propria destinazione originaria, prestandosi alle letture ideologicamente più provocatorie. D’altra parte, anche questa linea, che parte dalla favola per ragazzi alla denuncia contro la società degli adulti, discende concretamente dal progetto abbozzato negli anni trenta dal compositore russo.

 

Nel 1936, infatti, Prokofiev, rientrato in Unione Sovietica da appena tre anni dopo il quindicennale esilio volontario in Europa e negli Stati Uniti, credeva di trovare in patria (grazie al programma di occultazione di massa impostato con la Rivoluzione e poi inflessibilmente realizzato) l’occasione di rivolgersi con intenzioni pedagogiche a un pubblico ben più vasto di quello occidentale.

 

E, in sintonia con la temperie di un’epoca socialmente agitata, non mancarono gli interpreti che riconobbero in Pierino il nuovo uomo sovietico (pragmatico, positivo, coraggioso e realista), nell’anatra il borghese (pavido, e con tutte le sue paure, intraprendente) nei cacciatori i socialisti pronti a sollevare fragore, a scatenare rumore.

 

Ma forse “Pierino e il lupo” non è una metafora da parafrasare, né lo specchio di un’attualità dentro cui riflettersi: non occorrevano perciò traduzioni o introduzioni, rinvii o doppi sensi o concessioni a retoriche demagogiche.

 

 


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