30 notti con il mio ex
Regia Guido Chiesa.
Con Edoardo Leo, Micaela Ramazzotti, Gloria Harvey, Claudio Colica
Bruno si è separato dalla moglie da molti anni e sta crescendo da solo la figlia ora adolescente. Dopo la separazione Terry ha dato segni di squilibrio che hanno fatto sì che dovesse essere ricoverata in una struttura per la cura di malattie mentali.
Ora è pronta per il reinserimento sociale ma per renderlo definitivo sono necessari trenta giorni da trascorrere con l'ex marito e la figlia nella loro abitazione.
Con in aggiunta Gloria Harvey che, al suo debutto nel cinema, mostra di avere una vitalità e una capacità di saper comprendere il personaggio di Emma, la figlia di Bruno e Terry, che non è poi così comune. Siamo di fronte a una commedia che ha anche i suoi momenti un po' esagerati ma il mood che la anima è legato a tematiche che solo degli attori davvero rodati potevano rendere al meglio.
Come afferma la stessa Ramazzotti, di 'pazzerelle' non è priva la sua carriera di interprete sul grande schermo. Qui però si tratta di una donna che non è chiusa in sé stessa. Terry sente voci che parlano solo a lei ma la sua fame di vita è intensa e di quella vita fa parte una famiglia che le manca da tempo e a cui (perlomeno alla figlia Emma) anche lei ha finito con il mancare. Bruno invece ha dovuto, come si usa dire, rimboccarsi le maniche per far crescere una figlia che ora è entrata, come accade, nella fase della contrapposizione seppure con la consapevolezza di un legame affettivo non scalfibile.
In realtà il titolo dovrebbe essere rovesciato in 30 giorni con la mia ex perché il punto di vista, per una prima parte del film, è quello di Bruno che si trova a dover accettare la richiesta del servizio che assiste Terry.
Per un uomo che ha problemi nella società di investimenti di cui è co-titolare e ha già da tempo avviato una relazione (che però non ha ancora raccontato alla figlia) il dover tornare a convivere, seppure per un periodo relativamente breve, con una persona non ancora del tutto ristabilita gli crea qualche comprensibile difficoltà. Sta in questo termine (comprensibile) la capacità attoriale di Leo che riesce a rendere l'impreparazione di Bruno anche nelle minime sfumature.
Non mancano i personaggi tipicamente da commedia come la coppia di vicini di casa nordici che non hanno tutti i torti ma non brillano per doti empatiche oppure la scoperta, che colpisce più il padre che non la madre, del ragazzo di Emma.
La gazza ladra
Regia di Robert Guédiguian.
Con Ariane Ascaride, Jean-Pierre Darroussin, Gérard Meylan, Grégoire Leprince-Ringuet
Maria ama le ostriche, la musica classica e il suo nipotino, che dimostra un talento precoce per il pianoforte.
Decisa a farne un pianista ad ogni costo, ha noleggiato un piano verticale e assoldato il maestro migliore di Marsiglia per dargli lezioni private.
Ma Maria non ha i mezzi per sostenere queste spese e come la "gazza" di Rossini ruba la vita che luccica e fa la cresta sulla spesa dei suoi clienti, persone anziane di cui si occupa amorevolmente.
La devozione la spinge però un po' troppo lontana, firmando assegni che non potrà restituire. Un accidente scopre il suo gioco ma sotto il sole di L'Estaque qualcuno la ama e la solleva dai guai.
All'estremo nord di Marsiglia, in riva al mare, sorge come un sole il villaggio di L'Estaque, oggi 16° arrondissement della città.
Décor di molti film di Robert Guédiguian, l'autore resta indelebilmente legato alla città di Marsiglia, al suo cast di attori, che invecchiano davanti alla sua macchina da presa, e ai destini del peuple de gauche nell'inverno politico che ha seguito l'effervescenza degli anni '70.
Ed è questo senso di lealtà incrollabile che rende la sua filmografia così avvincente. Anche i temi restano gli stessi, la precarietà economica e sociale, la solidarietà confrontata ai drammi della vita, la ricerca della luce in fondo al tunnel, l'umanesimo luminoso malgrado la violenza delle società umane.
La gazza ladra non fa eccezione ma come il film precedente, E la festa continua!, cede a una morbidezza mai conosciuta prima. Se Rosa (E la festa continua!) doveva decidere se perseverare nel suo impegno civico o iniziare il processo di disimpegno, votandosi a un nuovo amore, Maria rilancia aggiungendo a quell'esitazione una nota gaudente, quasi inedita in Guédiguian.
Dal principio il suo cinema si muove seguendo impulsi opposti, uno politico, l'altro lirico, non sempre conciliabili, da qui la malinconia che gli è consustanziale. Quella malinconia, che prende una piega tragica dentro melodrammi senza scampo (La casa sul mare, Gloria Mundi), infestati dalla morte, dal fallimento e da un senso di disastro sociale, si converte in una brezza leggera che soffia dal Mediterraneo, linea di fuga di ogni appartamento che lo scorge, anche il più modesto.