Musica

 

Associazione Musicale Arteviva

Palazzo Causa Pia Villa - Piazza della Chiesa Vecchia, 4/6 - Cornaredo

 

 

Auditorium Filanda di Cornaredo

8 novembre 2007 - Ore 21,00

 

Karl Friedrich Schinkel - Duomo gotico sull'acqua - (1813)



 

Ludwing van Beethoven

Sonata in Sib maggiore, op. 22

 

Allegro con brio

Adagio con molta espressione

Minuetto

Rondò: Allegretto

 

La Sonata in si bemolle maggiore op. 22 richiama sovente, ad una più specifica ricognizione, allo ‘‘stato dell'arte'' del cosidetto ‘‘primo periodo'' beethoveniano: in effetti, proprio per quella straordinaria lucidità costruttiva che attraversa l'intera composizione, la vocazione per la forma-sonata sembra qui raggiungere esiti nuovi e, per certi versi,''sperimentali'': lo stesso Beethoven ne avvertiva la straordinarietà, tanto da segnalarla all'amico Hoffmeister come Grosse solo Sonate, nello specifico coi termini ‘‘Die Sonate hat sich gewaschen'', ovvero la forma-sonata si è ‘‘ripulita'', rinnovata.

 

Di fatto, elementi nuovi appaiono ad esempio già nell' Allegro , dove il materiale destinato allo sviluppo deriva in buona parte dal ponte che collega il primo ed il secondo tema del primo movimento: insomma, al nostro Beethoven la forma-sonata inizia ad andare stretta (e già nelle successive Sonate op. 26 e op. 27 occorre fare i conti con una nuova ‘‘forma'', la fantasia-sonata), non vuole più ottemperare all'obbligo di pescare materiale tematico dai due temi, bensì alimenta lo sviluppo dalla presenza di un terzo ‘‘serbatoio'' tematico, il ponte o transizione, che da elemento funzionale assurge alla qualità di vero e proprio ‘‘attore''.

 

Anche il Rondò finale presenta anomalie strutturali, cartina tornasole di una temperie emotiva fortemente sollecitata, inquieta, laddove i due temi collaterali sono ben presto privati della loro funzione originaria in favore di un motivo modulante che, ben presto, detterà le sorti dell'ultimo movimento: la grande avventura pianistica beethoveniana non conosce dunque soste, identifica un modello narrativo, ne assorbe tutte le potenzialità sino al limite dei vincoli espressivi per riconvertirne i pesi emotivi, intuendo nuove architetture e dettando così nuove leggi. Del resto, nessun manuale ha mai veramente regolato la forma-sonata, ottemperando solamente a ‘‘convenzioni'' che appartengono per statistica ad uno sperimentato modello narrativo e le cui potenzialità sono, soprattutto in epoca beethoveniana, ben lungi dall'essere esaurite.

 

“Ma molte cose accadono prima che si arrivi in fondo. E quando ci si arriva e mentre ci si arriva, dopo tanta collera e ossessione e insistenza temeraria, avviene alcunchè di inatteso e commovente nella sua dolcezza e bontà”: questa la ben nota pagina dal Doktor Faust per l'ultimo movimento della Sonata op. 111 , la celebre Arietta con variazioni , sorta di fantastico e mirabile viaggio per i luoghi di un percorso sonatistico iniziato quasi quattro decenni addietro: e, per curiosa analogia, similmente alla Sonata n. 1 dell'op. 2 , anche l'intero sviluppo del primo Allegro con brio deriva da un unico tema, quello iniziale, così denso di prospettive contrappuntistiche e marchiato da quel famigerato intervallo di quarta diminuita. Per approdare alla Coda di sole tredici battute, in sforzando, che apre al secondo movimento, il tema con variazioni.

 

Ed è questo, recuperando una bella espressione del Cooper, il segno di “uno spirito in stato di assoluto riposo, in pace con se stesso, non tanto rassegnato alla sofferenza quanto disposto ad accettarla trasfigurandola in un sentimento indistinguibile dalla gioia”: coeve alle altrettanto celebri serie di variazioni, quelle dell'op. 109 e le Diabelli, le variazioni dell' Arietta , già all'epoca considerate, nel bene e nel male, le colonne d'Ercole dell'esplorazione musicale, sono l'estremo testamento sonatistico beethoveniano: musica, come sigla alfine il Riezler, che “conduce in un regno da cui non si può più uscire” e dove “l'impossibilità di ogni ritorno è definitiva”.

 

La sonata per pianoforte n. 11 in Si bemolle maggore di Ludwig van Beethoven (op. 22) fu composta tra il 1799 e il 1800 . Venne pubblicata nel 1802 dall'editore Hoffmeister di Lipsia con dedica al conte J.G. von Browne-Camus.


 

Alexander Scriabin

5 preludi, op. 74

 

 

Skrjabin nacque a Mosca in una famiglia aristocratica. All'età di un anno soltanto perse la madre, una pianista, che morì di tubercolosi. Iniziò lo studio del pianoforte in tenera età, prendendo lezioni da Nikolaj Zverev, insegnante severo, che nello stesso periodo fu anche il maestro di Sergej Rachmaninov.

 

La casa di Zverev ospitava musicisti contemporanei del calibro di Cajkovskij, che spesso costituivano il pubblico delle esecuzioni delle proprie composizioni da parte dei giovani studenti. In seguito studiò composizione al Conservatorio di Mosca con Anton Arenskij, Sergey Taneyev e Vasily Ilyich Safonov.

 

Nonostante le mani piuttosto piccole, con un'ampiezza di poco più di un'ottava, divenne un pianista affermato. Sentendosi in questo senso da meno di Rachmaninov, che aveva mani eccezionalmente grandi, ed entrato in competizione con un altro studente aspirante virtuoso del conservatorio, si danneggiò gravemente le articolazioni della mano destra in seguito ad un folle studio sulle 32 sonate di Beethoven (tutte contemporaneamente) e le straordinariamente difficili Islamey di Balakirev e Fantasia sul Don Giovanni di Liszt ; il suo medicò decretò l'irreparabilità del danno, e in quell'occasione Skriabin scrisse uno dei suoi capolavori: la sonata in Fa minore, come un "grido contro Dio, contro il fato", e successivamente con un gioiello come il Preludio e Notturno op.9 per mano sinistra sola.

 

Insofferente al comporre, come richiesto, numerosi pezzi in forme che non lo interessavano, fu respinto all'esame di composizione e non si diplomò. Ironia della sorte, uno dei pezzi che completò, una fuga in Mi minore, divenne in seguito, per decenni, un brano di studio obbligatorio al Conservatorio.

 

Dopo il diploma, Skriabin sposò una pianista, Vera Ivanova Isakovic, ed ebbe numerosi figli, ma in seguito lasciò la moglie e la sua carriera di insegnante per una giovane studentessa, Tatiana Fyodorovna Schloeze, con la quale ebbe un figlio, Julian. Questi fu un bambino prodigio, e compose numerosi sofisticati pezzi prima di morire annegato in un incidente in barca, all'età di undici anni.

 

Skriabin, che era stato in precedenza influenzato dalle teorie superomistiche di Nietzsche , si interessò in seguito anche di teosofia , ed entrambe queste teorie influenzarono la sua musica. Il compositore e teosofista Dane Rudhyar scrisse che Skriabin era «quel grande pioniere della nuova musica di una rinata civilizzazione Occidentale, il padre di ogni futuro musicista», nonché «l'antidoto ai reazionari Latini, al loro apostolo Stravinskij » e al gruppo dei devoti della musica di Schoenberg.

 

Verso la fine della sua vita Skrjabin si avvicinò sempre di più al misticismo. Egli sosteneva infatti che un giorno il calore avrebbe distrutto la terra: una teoria sulla quale si basa Vers la flamme (appunto "verso la fiamma"), op. 72, composizione nella quale un calore sempre più spaventoso distrugge ogni sorta di riferimento armonico e tonale.

 

Morì a Mosca di setticemia, non si sa se a seguito di un taglio procuratosi facendosi la barba o a causa di un foruncolo infettato.

 

da WikipediA


 

Johannes Brahms

Variazione e fuga su tema di Handel, op. 24

 

 

 

 

 


 

Massimo Di Gesu

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